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sabato 28 maggio 2016

Recensione: "Shirley" - Charlotte Brontë


Editore Newton Compton
Pagine 544
Prezzo cartaceo 4,90 EURO 
Prezzo ebook 3,49 EURO 
Anno prima edizione 1849
Genere Classico

Pubblicato nel 1849, due anni dopo il clamoroso successo di Jane Eyre, Shirley è ambientato durante le guerre napoleoniche, nello Yorkshire del primo Ottocento, percorso dai fervori dell’industrializzazione e da profonde tensioni sociali. È la storia di due donne, Shirley Keeldar e Caroline Helstone. Ricca ereditiera la prima, orfana nullatenente la seconda: a legarle sono
una profonda amicizia e un uomo, Robert Moore, spietato imprenditore tessile oberato dai debiti. Caroline lo ama, ricambiata; Shirley no, ma è a quest’ultima che Mr Moore chiede la mano, per salvarsi dalle difficoltà economiche. In uno straordinario intreccio di romanticismo e analisi delle lotte di classe, Charlotte Brontë delinea il ritratto preciso e particolareggiato di un mondo in drammatica mutazione, e lo fa attraverso gli occhi di una protagonista forte e orgogliosa: il risultato è una modernissima riflessione sulla condizione femminile, che ancora oggi non ha perso nulla della sua lucidità.


A poche ore dalla fine della mia lettura, posso asserire che “Shirley” è stata un’avventura a metà tra il tedioso e il delizioso.
Non era soltanto una dolce storia d’amore ma era anche un resoconto storico ampio e preciso.
Tra blocchi del commercio, fazioni politiche e guerre napoleoniche, ci viene narrata la storia di due giovinette di differente estrazione sociale.
Miss Shirley Keeldar è un’agiata signorina maliziosa, furba, schiva e allegra, che decide di finanziare il lavoro di Mr Robert Moore, un imprenditore tesile arguto quanto spietato negli affari, che altri non è che il cugino di Miss Caroline
Helstone, la nostra seconda protagonista, nonché migliore amica di Shirley.
Caroline è una ragazza docile, affettuosa e al contrario della sua coetanea, non è economicamente indipendente, è senza genitori e vive presso lo zio ecclesiastico, Mr Helstone. 
Questi personaggi così vari, assieme a molti altri ancora più curiosi, si riuniscono in queste pagine per allietarci con le loro storie, a cui fanno da sfondo lotte operarie, tentati omicidi e molteplici richieste di matrimonio. Non mancheranno, ovviamente, anche i colpi di scena e gli abituali malanni tipici dell’epoca.
Questo è un libro dove curati più combattenti che religiosi si alternano a donne pie quanto povere, dove imprenditori scaltri e precettori dall’indole indomita e forte hanno il loro bel da fare con i propri problemi di cuore.
Ogni personaggio che anima questo racconto ha un suo ruolo ben preciso e la maggior parte di loro viene descritta con fare accurato ed elegante.
La scrittrice disegna i loro tratti in modo completo, come se li avesse davanti agli occhi in quel preciso istante, ne segna non solo l’aspetto ma anche il carattere, e lo fa con tal abbondanza di parole che non si può non rimanerne stupiti.



Tutte le descrizioni riguardanti i personaggi, inoltre, vengono praticamente compresse ad inizio testo, come se la scrittrice volesse presentarceli prima dell’inizio dello spettacolo, così che possiamo apprezzare meglio il loro ruolo.
In questo brano, Charlotte Brontë ha voluto rompere i canoni comuni di narrazione, decidendo di tanto in tanto, di interrompere il suo racconto per parlare direttamente al Lettore dei suoi personaggi o per spingerci a concentrarsi su un determinato punto.
Una cosa che mi è poi parsa alquanto bizzarra, è stata la decisione di introdurre la protagonista Shirley solo dopo un centinaio di pagine, piene invece di personaggi secondari e  discorsi politici.
Ciò ha decisamente rallentato la mia lettura, che si è fatta incalzante e più sostenuta solo nell’avvicinarsi al cuore del romanzo, e anche lì, la scrittrice, di tanto in tanto, lasciava il suo racconto per soffermarsi su poetici discorsi sull’ambiente.
Come la stessa Charlotte ha scritto nel testo "Capitolo XVIII. Che il raffinato lettore è pregato di sorvolare, essendovi presentati personaggi di basso rilievo." Beh, questo avvertimento doveva comparire ad inizio libro!
Mi duole dirlo, ma Shirley non è affatto all’altezza di “Jane Eyre”.
La trama è asfissiata dalle divagazioni della sua narratrice e benché l’intento della Brontë, presumo, fosse quello di creare un’opera non solo sentimentale ma anche di una certa rilevanza storica, gli accenni legati ai problemi dell’epoca, hanno soffocato la storia romantica e l’hanno resa involontariamente pesante.
Certo, alla fine sono riuscita ad apprezzare ugualmente la storia e a provare un tenero piacere nel leggerla, ma l’inizio mi ha messo davvero in croce.
È stata una lettura lenta, ma non priva di emozioni, un racconto dal passato intriso di galanteria e soavi modi di parlare.
È un’opera con i suoi alti e bassi ma che tutto sommato, sono felice di aver letto.

Questo è un libro a cui assegno:



4 Wonderland su 5

Dal libro: 

- "Credo che l'essere felici talvolta dipenda da noi stessi."

- "Meglio provare ogni cosa e trovarla vuota, che lasciar vuota la nostra stessa vita."

- "Si sbaglia, si cade, si viene umiliati, ma poi si riprende ... con maggior prudenza."

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